lunedì 26 settembre 2011

Napoli: l'Acqua è un Bene Comune

Abbiamo il piacere di pubblicare questa notizia e pensare che questo sia il percorso migliore ad oggi da seguire.


napoli 
 Comunicato stampa
Napoli, 23 settembre 2011
Il 23 settembre c.a. la giunta del Comune di Napoli ha deliberato per la trasformazione dell'Arin da SpA in Azienda di diritto pubblico, denominata: "ABC Napoli (ABC sta per Acqua Bene Comune)". Delibera a firma dell'Assessore ai Beni Comuni Alberto Lucarelli e dell'Assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo.
Un passo in avanti, più in avanti certamente di altri Comuni d'Italia, che ancora non danno seguito a quanto 27 milioni di elettori hanno espresso, attraverso i referendum, nel giugno scorso, con  il loro "No alle Società di capitali, perchè non fanno dell'acqua un bene comune bensì  una merce.
Ora il passo successivo è l'approvazione in Consiglio Comunale, attraverso una delibera che ratifichi questa decisione.
Se tutto ciò accadrà. e ci auguriamo avvenga quanto prima, Napoli sarà, come auspicavamo da tempo, la capitale dell'acqua pubblica, traguardo per il quale sin dal 2004 i comitati napoletani per la gestione pubblica si sono battuti.

Comitato Acqua Pubblica Napoli



domenica 25 settembre 2011

Lettera al Presidente della Provincia di Rimini ed ai Sindaci di tutti i comuni

Vogliamo render pubblica la lettera inviata agli amminisatratori di tutta la provincia di Rimini confidiamo di intraprendere, un percorso partecipativo come strumento fra Amministrazione e Comitato per rendere effettivi i risultati referendari.

Rimini, 22 settembre 2011

Signor Presidente della Provincia Di Rimini, Signori Sindaci,

con il raggiungimento del quorum al referendum del 12 e 13 giugno la privatizzazione della gestione del
servizio idrico in Italia è stata fermata.

I cittadini hanno espresso in maniera inequivocabile che l’acqua è un bene comune privo di rilevanza
economica e su cui non devono essere fatti profitti. Ora, si tratta di ripartire da questo risultato e da quello
che abbiamo affermato: fuori l’acqua dal mercato e fuori i profitti dall’acqua.

Con l’abrogazione dell’art. 23bis della finanziaria del 2008 (la norma che impone la privatizzazione e la
svendita dei servizi pubblici locali) si restituisce ai sindaci, alle amministrazioni comunali e ai cittadini la
possibilità di governarsi sul territorio in cui abitano.

Nelle nostre città, il quorum è stato ampiamente raggiunto e i cittadini e le cittadine di tutte le città della
provincia di Rimini hanno espresso, a nostro parere un chiaro segnale di volontà politica: coloro che vivono
questo territorio chiedono a gran voce la pubblicizzazione della gestione dell’acqua a Rimini e hanno
ritenuto importante esprimere la propria volontà rispetto alla richiesta di considerare l’acqua un bene
comune e sottrarla al profitto e alla mercificazione.

Partendo quindi dalla partecipazione cittadina ai referendum, con la presente esprimiamo la nostra
volontà di cittadini e cittadine di tutte le città della provincia di Rimini al ritorno ad una amministrazione
completamente pubblica del servizio idrico, nonché ad una nuova gestione dei rapporti con Hera S.p.a. .

Come abbiamo scritto più volte durante la campagna referendaria, dietro alla parola e alla battaglia dei
referendum si evince chiaramente il concetto di democrazia vera e partecipata.

Auspichiamo quindi che questa lettera possa essere un primo passo per una nuova modalità di gestione
delle risorse (bilanci trasparenti, dibattito pubblico sugli indirizzi a livelli quanto più decentrati, diritto di
ispezione e controllo su tutti gli aspetti della gestione), che interessi non solo quella idrica ma tutti i servizi
locali, come espresso dal primo quesito del referendum.

Il comitato referendario riminese “Due sì per l’acqua bene comune” non ha cessato la sua attività ma
rilancia la sua proposta come Comitato Acqua Bene Comune, dopo questo voto, dopo questa importante
battaglia per una nuova partecipazione diretta all’amministrazione del nostro territorio, chiediamo che
venga da subito avviato un meccanismo partecipativo come strumento fra amministrazione e comitato.

Distinti saluti

Comitato Acqua Bene Comune – Provincia Rimini

Appello per il diritto all’acqua nei Territori Occupati Palestinesi e per il riconoscimento dello Stato della Palestina

La Carovana per il Diritto all’Acqua, dal 10 al 17 Settembre ha percorso i Territori Palestinesi Occupati da Israele, per conoscere i problemi di accesso all’acqua e le violazioni di tale diritto umano, insieme ai Comitati Popolari palestinesi di Resistenza Nonviolenta lanciano il seguente appello al Governo italiano e ai Governi europei, alla luce di quanto visto e delle testimonianze raccolte. In questi 7 giorni in cui la Carovana ha percorso i Territori Occupati Palestinesi, dalla Valle del Giordano a Tulkarem, da Jenin a Hebron, e negli incontri con le comunità palestinesi si è appurato:

  • che la gestione dell’acqua è tutt’ora sottoposta agli Ordini Militari del 1967, che negano il diritto all’acqua del popolo palestinese limitando e di fatto impedendo:
    • la costruzione di nuovi pozzi o la riabilitazione di quelli esistenti,
    • la costruzione di reti idriche e di impianti di trattamento delle acque reflue;
    • la gestione complessiva delle risorse idriche da parte dell’Autorità Palestinese dell’Acqua.

La costruzione del Muro, illegale nel suo percorso, come da sentenza del Tribunale Internazionale dell’Aja, ha sradicato migliaia di alberi, confiscato e praticamente annesso terre fertili, pozzi e falde acquifere.
Con continue ordinanze militari Israele sottrae le terre più fertili e ricche d’acqua alle popolazioni palestinesi, compresa quella beduina, cercando di far abbandonare la terra ai palestinesi, come i partecipanti alla carovana hanno visto nella Valle del Giordano e a Sud di Hebron.
Allo stesso tempo viene impedito all’Autorità Palestinese lo sviluppo di politiche ambientali a salvaguardia delle risorse idriche e per la riduzione dell’inquinamento dalle acque reflue e dagli scarichi industriali provenienti anche dalle colonie israeliane, che scorrono nei torrenti e nei fiumi inquinando il territorio a rischio di provocare malattie sia agli esseri umani che agli animali.
Le limitazioni che la popolazione locale subisce quotidianamente negli spostamenti in territorio palestinese, aggrava ulteriormente questa situazione.

Tutto ciò è in violazione non solo del diritto umano all’acqua riconosciuto dall’ONU, ma anche degli accordi di Oslo e del diritto internazionale.

Alla vigilia della presentazione all’Assemblea delle Nazioni Unite da parte dell’Autorità Palestinese di una proposta di riconoscimento dello Stato Palestinese come 194° paese membro della comunità internazionale,
i partecipanti alla Carovana per il Diritto all’Acqua, i Comitati Popolari palestinesi, e tutti i comitati italiani ed europei, persone e istituzioni che difendono il diritto all’acqua che vorranno sottoscrivere il presente appello,

si rivolgono ai Presidenti e premier dei Paesi membri dell’UE ed in particolare al presidente italiano, ai rappresentanti dei parlamenti dell’Europa, chiedendo di:

  1. sostenere la proposta di risoluzione per il riconoscimento dello Stato Palestinese presso l’Assemblea delle Nazioni Unite e presso il Consiglio di Sicurezza, auspicando che i membri con diritto di veto di tale organismo non lo esercitino;

  1. esercitare una pressione sul Governo Israeliano e sulla comunità internazionale affinché venga garantito il diritto all’acqua al popolo palestinese, cessino immediatamente le violazioni al diritto internazionale e l’occupazione militare.

Betlemme, 17 settembre 2011


Guarda il video "La distruzione dei pozzi palestinesi" realizzato durante la Carovana per il Diritto all'Acqua

mercoledì 21 settembre 2011

Contributo dal quotidiano on line terranews.it

«Altro che sorella acqua...». Le parole golpiste di Sacconi

Andrea Palladino 
 
BENI COMUNI. Il ministro del welfare attacca i referendum: «Sono da superare». Il governo gioca tutte le carte contro la volontà di ventisette milioni di italiani. Dura reazione dei movimenti.
Per l’ex socialista craxiano Maurizio Sacconi i referendum non valgono più nulla. Anzi. Sono una specie di palla al piede «da superare», per poter riaprire il fronte delle privatizzazioni. Qualcosa, in sostanza, paragonabile a quei diritti dei lavoratori che il ministro del Welfare ha sempre ritenuto orpelli fastidiosi, come un sciame di zanzare da allontanare a tutti i costi. Poco importa se ventisette milioni di italiani hanno affermato – con un voto storico – che l’acqua non va privatizzata, approvando due quesiti racconti con il numero record di firme, un milione e quattrocento mila. Più del divorzio, più dell’aborto. «Caro Enrico, altro che sorella acqua...», ha spiegato Maurizio Sacconi ad Enrico Letta in una riunione che si è tenuta ieri al Tesoro con Abi e Confindustria. Chiaro e preciso, se qualcuno avesse ancora dubbi sulle reali intenzioni di questo governo.

Non è bastato inserire nella manovra l’articolo quattro, palesemente incostituzionale, che ripropone, con un semplice taglia e cuci, buona parte dell’articolo 23 bis della legge Fitto Ronchi. Una norma che permetterà la privatizzazione di molti servizi pubblici locali, come ha raccontato Terra fin da agosto. Si tratta dei rifiuti, del trasporto locale e di altri servizi che compongono l’essenziale della vita dei cittadini. Una scelta che sembra tanto una cambiale che il governo ha in sospeso con i grandi poteri finanziari, interessati, soprattutto ora, a fare shopping a buon mercato in giro per l’Italia. E dato che poco è rimasto del made in Italy, il boccone appetibile è la gestione dei servizi ai cittadini: anche in tempo di crisi profonda e strutturale, in fondo, gli italiani continueranno a bere, a produrre rifiuti e a muoversi per andare al lavoro.

La dichiarazione del ministro del Welfare – a proposito: che c’entra lui con l’acqua? - ha per ora ottenuto la dura opposizione dei movimenti per l’acqua e dell’opposizione. «Una dichiarazione da codice penale - ha commentato il presidente dei Verdi Angelo Bonelli - perché in Italia c’è il reato di attentato alla Costituzione». Per il leader di Sel le parole di Sacconi suonano come eversive: «Ma quale idea della democrazia ha uno dei massimi esponenti del governo italiano quando in modo sprezzante si augura di trovare il modo per superare l’esito referendario di qualche mese fa sull’acqua pubblica?», ha dichiarato Vendola ieri. Tono duro del Forum per l’acqua pubblica, promotore del referendum di giugno: «Si tratta di una dichiarazione che rappresenta di fatto un “golpe” contro la volontà chiaramente espressa il 12 e il 13 giugno 2011 di 27 milioni di cittadini e garantita dalla nostra Costituzione, la stessa alla quale il ministro Sacconi deve attenersi».

Anche per l’Italia dei valori l’attacco al voto è gravissimo: «Porteremo la questione in Parlamento e alzeremo le barricate contro questo ennesimo atto di arroganza», ha spiegato Leoluca Orlando. La dichiarazione di Sacconi è in realtà l’ultima tappa di una manovra che ha puntato subito dopo il referendum a contrastare la scelta degli elettori. La prima mossa è arrivata il 21 giugno, con l’approvazione all’interno del decreto sviluppo dell’istituzione dell’agenzia delle acque. Dietro quella che potrebbe apparire come una norma di regolazione del settore idrico si nasconde in realtà la volontà dell’esecutivo di mantenere una gestione privatistica. Le autority e le agenzie hanno un senso nella tutela dei consumatori rispetto ad un mercato liberalizzato; le risorse idriche, in realtà, sono di per se un monopolio naturale ed è quindi un controsenso parlare di liberalizzazione.

Non solo. Nelle intercettazioni telefoniche citate all’interno dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Gianpaolo Tarantini e Valter Lavitola spiccano le parole dell’ingegnere idraulico Roberto Guercio – ordinario all’università di Roma La Sapienza e commissario di governo per l’emergenza dighe – che fa intendere all’editore de L’Avanti di essere il candidato in pectore per uno dei posti all’interno della neonata agenzia. E sempre nelle intercettazioni si parla di colloqui avuti da “Roberto” – ovvero l’ingegner Guercio, come è desumibile dal contesto – con Caltagirone, principale socio privato di Acea, per pianificare una strategia anti referendum. Mentre Guercio conversava sui referendum con Valter Lavitola, il governo preparava la manovra del 13 agosto, con all’interno il frutto avvelenato del ritorno alla politica delle privatizzazioni.

L’acqua è esclusa nell’ultimo comma dalla cessione ai privati, ma è evidente che la reintroduzione della legge Rochi Fitto ha aperto la strada anche a future manovre sul sistema idrico. D’altra parte nessuno ha per ora dato forma di legge al voto. Il secondo quesito prevedeva l’abrogazione della remunerazione del capitale, passaggio chiave per i referendari in vista di una ripubblicizzazione del sistema idrico italiano. Già una settimana dopo il voto del 12 e 13 giugno l’associazione degli ambiti idrici – la parte pubblica del sistema acqua, che include le conferenze dei sindaci – spiegava che la nuova tariffa rispondente all’esito dei referendum doveva essere varata dall’agenzia dell’acqua.

Un cerchio che si chiude. Nessun ambito idrico ha poi rivisto le bollette, escludendo il 7% di remunerazione del capitale, neanche nelle Regioni sulla carta più vicine ai referendari, come la Puglia. Anzi: a Bari l’assessore Amati, Pd, ha subito chiarito di non avere nessuna intenzione di ridurre le tariffe, con un annuncio supportato dallo stesso governatore Nichi Vendola. Le dichiarazioni di Sacconi sembrano tradire la vocazione “antidemocratica” dell’esecutivo, su un tema sensibile come quello dell’acqua. La stessa espressione «altro che sorella acqua...» usata dal ministro del Welfare è sintomatica. E tornano alla mente gli ultimi giorni di Weimar.

sabato 3 settembre 2011

Il 6 settebre ci saremo anche noi

Il Comitato Acqua e beni comuni di Rimini aderisce allo sciopero del 6 settembre, contro la manovra finanziaria e il tentativo attraverso l'austerity di cancellare i risultati referendari per accelerare i processi di privatizzazione e svendita dei servizi pubblici e dei beni comuni! Costruiamo insieme l'alternativa! Giù le mani dal risultato referendario!
Ci vediamo speriamo in tanti e tante alle 9.30 all'Arco d'Augusto Rimini
 

COMUNICATO STAMPA 
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

Una manovra incostituzionale e contro i referendum, il Forum dei Movimenti per l'Acqua si mobilita

Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua sarà in campo, nei prossimi giorni, per contrastare l'approvazione di una manovra economica iniqua e sbagliata. Una manovra che non solo colpisce pesantemente le fasce più deboli della popolazione, ma attacca anche i principi costituzionali fondamentali, da quelli relativi al mondo del lavoro fino alla stessa democrazia, esercitata a giugno dalle italiane e dagli italiani attraverso lo strumento referendario.  Il provvedimento ripropone infatti, all'art. 4, la privatizzazione dei servizi pubblici locali, disconoscendo di fatto i risultati referendari con cui, in modo netto e chiaro, il popolo italiano ha detto no alla cessione al mercato dei beni comuni e no ai profitti sull'acqua. In questo modo si calpesta la forte domanda di partecipazione alla vita politica del paese che è venuta dai referendum del 12 e 13 giugno.
Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, come ha sempre fatto e sulla base delle modalità con cui il si relaziona con le organizzazioni sindacali, parteciperà sia allo sciopero generale indetto per il 06 settembre dalla CGIL che a quello indetto nella stessa giornata dai sindacati di base (USB, Slaicobas, ORSA, Cib-Unicobas, Snater, SICobas, USI).
Inoltre il popolo dell'acqua sarà in piazza il 7 settembre con proprie mobilitazioni, a Roma sotto il Senato e nei territori sotto le prefetture, per dire a gran voce che sui referendum e acqua indietro non si torna!
Roma, 2 settembre 2011