venerdì 25 novembre 2011

Lombardia: la Corte Costituzionale dichiara illegittima la legge lombarda sull'acqua

  Con sentenza di oggi (venerdì 25.11.2011) la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di parte della Legge Regionale della Lombardia sull'acqua.
Per la precisione la Corte ha bocciato parte dell'art. 49 della  L.R. n. 26/2003 (così come modificata dalla L.R. n. 21/2010, che i Comitati avevano duramente contestato), che riguarda gli affidamenti del servizio idrico.

La Legge lombarda contiene almeno 2 pesanti storture che chiediamo di modificare al più presto:
- contiene ancora il riferimento al Decreto Ronchi (art. 23 bis, che obbliga a privatizzare l'acqua), che non esiste più poichè abrogato dal Referendum (!);
- espropria i Comuni dalla titolarità del servizio idrico, che viene assegnata alle Province, sopprimendo le A.ATO sostituite con un fantomatico Ufficio d'Ambito provinciale.

Nelle scorse settimane il Coordinamento Regionale Lombardo dei Comitati per l'Acqua Pubblica, ha lanciato un
Appello per l'acqua pubblica in Lombardia  
(www.contrattoacqua.it/public/up//News%202011/Acqua_Lombardia_Appello%202011.pdf), per chiedere le modifiche alla legge regionale.
Ora che la Corte ci ha dato ragione, Formigoni deve cambiare la legge al più presto!

Vi invitiamo a sottoscrivere l'Appello, inviando un'email a:
info@contrattoacqua.it .

mercoledì 16 novembre 2011

FERRARA: L'ACQUA BENE COMUNE FA PAURA AL CONSIGLIO, TRASCINATA FUORI DALL'AULA

A Ferrara, oggi alle 16 è accaduto che una persona fosse portata fuori con la forza dall'aula del Consiglio comunale in cui si doveva discutere un ordine del giorno relativo all'applicazione del secondo quesito dei referendum sull'acqua.
 La donna, attivista del comitato acqua pubblica di Ferrara, si è resa colpevole di aver rifiutato di togliere un poncho azzurro su cui campeggiava la scritta : "13 giugno Si io c'ero, acqua bene comune", indossata da circa una trentina di altri cittadini e membri del locale Comitato acqua.
 Alla richiesta del presidente del consiglio comunale, Francesco Colaiovoco, del Pd  di rimuovere i cartelli come da regolamento,  gli attivisti hanno obiettato che si trattava di indumenti e non di cartelli e che pertanto a norma del regolamento potevano essere esposti. La seduta è stata immediatamente sospesa e si è riunita la conferenza dei capigruppo che ha concordato di continuare a chiedere la rimozione delle scritte. A quel punto gli attivisti hanno accettato la proposta del presidente Colaiacovo di girare il poncho sulla parte senza scritta, eccetto la donna, che ha rifiutato l'invito ad andarsene e si è fatta portare fuori di peso.
Ciononostante la seduta non è ripresa e il sindaco ha indetto un incontro con  i rappresentanti del Comitato  che non ha comunque portato alla ripresa dei lavori del Consiglio. Situazione per la quale gli stessi sono stati accusati di interrruzione dei lavori di un'istituzione. Da registrare anche che un altro attivista è stato fatto sgombrare nonostante avesse  già provveduto a rimunovere la scritta.
Questi i fatti di come si è conclusa una manifestazione autorizzata che  prevedeva un intervento pubblico anche sulla piazza antistante il municipio,  davanti al quale l'attivista  espulsa ha quindi denunciato ai concittadini il comportamento dei consiglieri comunali e degli amministratori pubblici che hanno abusato nell'interpretazione del regolamento,  ricevendo unanime consenso e applausi. Di fatto  si è realizzata una forma di censura nei confronti della testimonianza che la scritta recava circa la volontà popolare di 27 milioni di italiani,  rimasta lettera morta da ben cinque  mesi.
Hanno fatto paura la presenza di quel Si' IO C'ERO e la scritta ACQUA BENE COMUNE ad una maggioranza consiliare PD, IDV,che peraltro ha votato Sì al referendum, poichè non è concepibile l'obiezione che altrimenti si sarebbe creato un precedente. Nessuna altra situazione è paragonabile alla richiesta di applicazione di una legge approvata per volontà popolare attraverso un referendum!
 

lunedì 14 novembre 2011

Verso la manifestazione nazionale del 26 Novembre a Roma

Riprendiamo a muoverci e a costruire la nuova società dei beni comuni non siamo daccordo con chi ci propone ancora politiche di austerity come la BCE o le manovre del Governo che ci ripropongono ancora privatizzazioni e di fatto vuole scipparci il referendum.
Il comitato acqua beni comuni Rimini verso la manifestazione nazionale del 26 Novembre a Roma ha organizzato una assemblea pubblica "Il tempo dell'acqua, il tempo della de...mocrazia" Giovedì 17 Novembre 2011 ore 21.00 presso la Sala Marvelli via Dario Campana, 64 (Rimini).
Saremo di nuovo in piazza per difendere il risultato referendario, chiedere l'approvazione della nostra legge d'iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico e lanciare la campagna di “Obbedienza civile”: se il referendum continuerà ad essere ignorato, verrà praticata dal basso l'abolizione dei profitti garantiti dalle bollette, obbedendo così al mandato della maggioranza assoluta dei cittadini italiani.

info autobus da Rimini 3495666110

lunedì 7 novembre 2011

IL 26 NOVEMBRE MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA

Ci stiamo preparando ad organizzare gli autobus per partecipare alla manifestazione prossimamente saremo più precisi con orari di partenza e costi.....



Bandiera_colosseoIL 26 NOVEMBRE IN PIAZZA PER L’ACQUA. I BENI COMUNI E LA DEMOCRAZIA
PER IL RISPETTO DELL'ESITO REFERENDARIO, PER UN'USCITA ALTERNATIVA DALLA CRISI




Il 12 e 13 giugno scorsi la maggioranza assoluta del popolo italiano ha votato per l'uscita dell'acqua dalle logiche di mercato, per la sua affermazione come bene comune e diritto umano universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico.
Un voto netto e chiaro, con il quale 27 milioni di donne e uomini, per la prima volta dopo decenni, hanno ripreso fiducia nella partecipazione attiva alla vita politica del nostro paese e hanno indicato un'inversione di rotta rispetto all'idea del mercato come unico regolatore sociale.
Ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato alcuna attuazione: la legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua continua a giacere nei cassetti delle commissioni parlamentari, gli enti locali - ad eccezione del Comune di Napoli - proseguono la gestione dei servizi idrici attraverso S.p.A. e nessun gestore ha tolto i profitti dalla tariffa.
Non solo. Con l’alibi della crisi e dei diktat della Banca Centrale Europea, il Governo ha rilanciato, attraverso l’art. 4 della manovra estiva, una nuova stagione di privatizzazioni dei servizi pubblici locali, addirittura riproponendo il famigerato”Decreto Ronchi” abrogato dal referendum.
Governo e Confindustria, poteri finanziari e lobbies territoriali, resisi conto che il popolo ha votato contro di loro, hanno semplicemente deciso di abolire il popolo, producendo una nuova e gigantesca espropriazione di democrazia.
IL RISULTATO REFERENDARIO DEVE ESSERE RISPETTATO
E TROVARE IMMEDIATA APPLICAZIONE
Per questo, il movimento per l’acqua si prepara a lanciare la campagna nazionale “Obbedienza civile”, ovvero una campagna che, obbedendo al mandato del popolo italiano, produrrà in tutti i territori e con tutti i cittadini percorsi auto organizzati e collettivi di riduzione delle tariffe dell’acqua, secondo quanto stabilito dal voto referendario.
Quello che avviene per l’acqua è solo il paradigma di uno scenario più ampio dentro il quale si colloca la crisi globale. Un sistema insostenibile è giunto al capolinea. I poteri forti invece di prenderne atto invertendo la rotta, ne hanno deciso la prosecuzione, attraverso la continua restrizione del ruolo del pubblico a colpi di necessità imposte dalla riduzione del debito e dai patti di stabilità, la consegna dei beni comuni al mercato, tra cui la conoscenza e la cultura, lo smantellamento dei diritti del lavoro anche attraverso l'art. 8 della manovra estiva, la precarizzazione dell’intera società e la conseguente riduzione degli spazi di democrazia.
Indietro non si torna. Dalla crisi non si esce se non cambiando sistema, per vedere garantiti: il benessere sociale, la tutela dei beni comuni e dell’ambiente, la fine della precarietà del lavoro e della vita delle persone, un futuro dignitoso e cooperativo per le nuove generazioni.
Un altro modello di società è necessario per l’intero pianeta. Insieme proveremo a costruirlo anche nei prossimi appuntamenti internazionali, come la conferenza sui cambiamenti climatici di Durban di fine novembre e a Marsiglia nel Forum Alternativo Mondiale dell'acqua a Marzo 2012.
Siamo vicini ai popoli che subiscono violenze, ingiustizie e vengono privati del diritto all’acqua come in Palestina, di cui ricorre il 26 novembre la Giornata internazionale di solidarietà proclamata dall’Assemblea della Nazioni Unite.
Per tutti questi motivi il popolo dell’acqua tornerà in piazza il prossimo 26 novembre e invita tutte e tutti a costruire una grande e partecipata manifestazione nazionale.
Vogliamo che sia il luogo di tutte e di tutti, da qui l’invito a costruirlo insieme, come sempre è stata l’esperienza del movimento per l’acqua. Un movimento che ha sempre praticato la radicalità nei contenuti e la massima inclusione, con modalità condivise, allegre, pacifiche e determinate nelle forme di mobilitazione, considerando le une inseparabili dalle altre.
Per questo, nel prepararci a costruire l’appuntamento con la massima inclusione possibile, altrettanto francamente dichiariamo indesiderabile la presenza di chi non intenda rispettare il modo di esprimersi di questa ricchissima esperienza.
Vogliamo costruire una giornata in cui siano le donne e gli uomini di questo paese a riprendersi la piazza e la democrazia, invitando ad essere presenti tutte e tutti quelli che condividono questi contenuti e le nostre forme di mobilitazione, portando le energie migliori di una società in movimento, che, tra la Borsa e la Vita, ha scelto la Vita.
E un futuro diverso per tutte e tutti.

Promuove: Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

Aderiscono: Alternativ@Mente, Associazione Altramente, Coordinamento Lavoratori Autoconvocati, Italia Nostra Castelli Romani, Osservatorio Europa,

Sostengono: Comunisti Sinistra Popolare, Laboratorio politico-culturale Alternativa

domenica 6 novembre 2011

 Martedì 8 novembre, sarà l'utimo giorno per votare il logo della "Campagna di obbedienza civile" promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua per l'attuazione del secondo quesito referendario.
Vai a votare e scegli il logo più bello....

http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php?option=com_content&view=article&id=821:scegliamo-il-logo-della-campagna-di-obbedienza-civile&catid=137&Itemid=116

giovedì 27 ottobre 2011

Da Il Sole 24ore : verso la Megaholding del Nord

L'alleanza di A2a, Hera e Iren Il Pd pensa alla megaholding I Comuni di centrosinistra verso la gestione del nuovo polo MILANO
Marco Ferrando Sara Monaci

Oltre al divorzio con i francesi, oltre agli equilibri non sempre facili con i bresciani, sulla scrivania di A2a c'è già il dossier di una super holding del Nord Italia insieme a Iren e Hera. La multiutility, partecipata in modo paritetico da Milano e Brescia (col 27,5%), prima ancora di risolvere definitivamente, nei prossimi giorni, i problemi con Edf per l'uscita da Edison e lo spacchettamento di Edipower, ha già avviato un altro progetto. Allo studio di dirigenti e consulenti - e soprattutto degli amministratori locali del Pd - c'è la creazione di una multiutility del Nord, che nascerebbe dalla fusione tra tre società, A2a, Hera e Iren. Ovvero: Milano e Brescia (che controllano A2a) insieme a Bologna (che controlla Hera), Torino e Genova (che controllano Iren). Un polo energetico pubblico da oltre 11 miliardi di ricavi e oltre 23mila dipendenti, attivo nelle principali regioni del Nord ma in grado di fare shopping anche altrove. Le quote ipotizzate sarebbero, nella bozza allo studio, divise momentaneamente per città di riferimento: il 28% a Milano e Brescia, tra il 9 e il 10% a Torino e Genova, il 20% a Bologna, Reggio Emilia e Parma.

L'obiettivo è dare vita alla prima multiutility del Nord Italia. Dentro A2a ci sarebbero già alcuni consulenti al lavoro per valutarne gli esiti. A tirare le fila dell'operazione sono le città attualmente amministrate da giunte di centrosinistra. In particolare, per il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, il sindaco di Bologna Virginio Merola e il sindaco di Torino Piero Fassino, si tratterebbe di un traguardo notevole: mettere insieme un colosso pubblico e gestirlo da subito con i propri uomini.

A livello politico, è soprattutto il Partito democratico a spingere in questa direzione. In una riunione che si è tenuta a Milano una settimana fa, i capogruppo consiliari del Pd delle città del centrosinistra hanno fatto capire che si procede in questa direzione: si è parlato di «reti di municipalizzate», e di «sinergie soprattutto nel settore energetico». A Milano, la capogruppo democratica Carmela Rozza spiega che «bisogna essere cauti, valutare le opzioni e ciò che è meglio fare anche alla luce delle normative introdotte dalla manovra estiva. Tuttavia - dice - è interessante fare rete e sostenersi a vicenda per trovare soluzioni, soprattutto nel campo energetico, ma anche forse per i trasporti».

Il progetto di una grande multiutility sta dunque andando avanti prima di tutto come disegno politico. Un disegno che permetterebbe al centrosinistra di costruire una nuova società pubblica e di gestirla dall'interno, se venisse realizzata in tempi brevi. E in effetti, si dice negli ambienti vicini ad A2a, si parla di un'iniziativa che già tra qualche mese potrebbe concretizzarsi. I più ottimisti parlano di inizio 2012, praticamente in coincidenza con il rinnovo del cda di A2a e la fine del mandato del presidente Giuliano Zuccoli.

Un ruolo di primo piano in questa fase di studio è affidata a Fassino e all'assessore al Bilancio di Milano Bruno Tabacci. Secondo cui, dopo aver risolto il problema del divorzio coi francesi in Edison, A2a dovrà fare un bilancio sulla sua esperienza. Bilancio con cui Tabacci probabilmente vorrà mettere in luce le difficoltà di una doppia guida (nel caso di A2a si parla di Milano e Brescia), oltre che del sistema duale. Suggerendo quindi una guida unica per il nuovo polo, evitando un frazionamento tra i tanti Comuni e un cda con tante rappresentanze che paralizzino le decisioni operative.

Da Torino, intanto, arrivano segnali di interesse. Piero Fassino parlava del progetto già in tempi non sospetti (in campagna elettorale, quando era difficile prevedere la vittoria di Pisapia a Milano, aveva ipotizzato una convergenza tra Iren ed Hera), e anche se nel Pd torinese non tutti sembrano convinti dell'operazione – c'è chi teme un'altra svendita di pezzi pregiati a Milano, come era già accaduto con Intesa-Sanpaolo – tra i manager si guarda al dossier con attenzione: «Premesso che è una scelta che compete agli azionisti – dice l'amministratore delegato di Iren, Roberto Garbati –, da tecnico condivido questo percorso perché si pone in continuità con quanto avvenuto negli ultimi anni». Vale a dire con il percorso compiuto prima con la fusione tra Aem Torino e Amga Genova, da cui era nata Iride, e poi con l'aggregazione con l'emiliana Enìa, che l'estate scorsa ha dato i natali a Iren. Una strada lunga che ha ingarbugliato la matassa della governance, e che la nascita della maxi-holding potrebbe contribuire a sciogliere.

lunedì 26 settembre 2011

Napoli: l'Acqua è un Bene Comune

Abbiamo il piacere di pubblicare questa notizia e pensare che questo sia il percorso migliore ad oggi da seguire.


napoli 
 Comunicato stampa
Napoli, 23 settembre 2011
Il 23 settembre c.a. la giunta del Comune di Napoli ha deliberato per la trasformazione dell'Arin da SpA in Azienda di diritto pubblico, denominata: "ABC Napoli (ABC sta per Acqua Bene Comune)". Delibera a firma dell'Assessore ai Beni Comuni Alberto Lucarelli e dell'Assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo.
Un passo in avanti, più in avanti certamente di altri Comuni d'Italia, che ancora non danno seguito a quanto 27 milioni di elettori hanno espresso, attraverso i referendum, nel giugno scorso, con  il loro "No alle Società di capitali, perchè non fanno dell'acqua un bene comune bensì  una merce.
Ora il passo successivo è l'approvazione in Consiglio Comunale, attraverso una delibera che ratifichi questa decisione.
Se tutto ciò accadrà. e ci auguriamo avvenga quanto prima, Napoli sarà, come auspicavamo da tempo, la capitale dell'acqua pubblica, traguardo per il quale sin dal 2004 i comitati napoletani per la gestione pubblica si sono battuti.

Comitato Acqua Pubblica Napoli



domenica 25 settembre 2011

Lettera al Presidente della Provincia di Rimini ed ai Sindaci di tutti i comuni

Vogliamo render pubblica la lettera inviata agli amminisatratori di tutta la provincia di Rimini confidiamo di intraprendere, un percorso partecipativo come strumento fra Amministrazione e Comitato per rendere effettivi i risultati referendari.

Rimini, 22 settembre 2011

Signor Presidente della Provincia Di Rimini, Signori Sindaci,

con il raggiungimento del quorum al referendum del 12 e 13 giugno la privatizzazione della gestione del
servizio idrico in Italia è stata fermata.

I cittadini hanno espresso in maniera inequivocabile che l’acqua è un bene comune privo di rilevanza
economica e su cui non devono essere fatti profitti. Ora, si tratta di ripartire da questo risultato e da quello
che abbiamo affermato: fuori l’acqua dal mercato e fuori i profitti dall’acqua.

Con l’abrogazione dell’art. 23bis della finanziaria del 2008 (la norma che impone la privatizzazione e la
svendita dei servizi pubblici locali) si restituisce ai sindaci, alle amministrazioni comunali e ai cittadini la
possibilità di governarsi sul territorio in cui abitano.

Nelle nostre città, il quorum è stato ampiamente raggiunto e i cittadini e le cittadine di tutte le città della
provincia di Rimini hanno espresso, a nostro parere un chiaro segnale di volontà politica: coloro che vivono
questo territorio chiedono a gran voce la pubblicizzazione della gestione dell’acqua a Rimini e hanno
ritenuto importante esprimere la propria volontà rispetto alla richiesta di considerare l’acqua un bene
comune e sottrarla al profitto e alla mercificazione.

Partendo quindi dalla partecipazione cittadina ai referendum, con la presente esprimiamo la nostra
volontà di cittadini e cittadine di tutte le città della provincia di Rimini al ritorno ad una amministrazione
completamente pubblica del servizio idrico, nonché ad una nuova gestione dei rapporti con Hera S.p.a. .

Come abbiamo scritto più volte durante la campagna referendaria, dietro alla parola e alla battaglia dei
referendum si evince chiaramente il concetto di democrazia vera e partecipata.

Auspichiamo quindi che questa lettera possa essere un primo passo per una nuova modalità di gestione
delle risorse (bilanci trasparenti, dibattito pubblico sugli indirizzi a livelli quanto più decentrati, diritto di
ispezione e controllo su tutti gli aspetti della gestione), che interessi non solo quella idrica ma tutti i servizi
locali, come espresso dal primo quesito del referendum.

Il comitato referendario riminese “Due sì per l’acqua bene comune” non ha cessato la sua attività ma
rilancia la sua proposta come Comitato Acqua Bene Comune, dopo questo voto, dopo questa importante
battaglia per una nuova partecipazione diretta all’amministrazione del nostro territorio, chiediamo che
venga da subito avviato un meccanismo partecipativo come strumento fra amministrazione e comitato.

Distinti saluti

Comitato Acqua Bene Comune – Provincia Rimini

Appello per il diritto all’acqua nei Territori Occupati Palestinesi e per il riconoscimento dello Stato della Palestina

La Carovana per il Diritto all’Acqua, dal 10 al 17 Settembre ha percorso i Territori Palestinesi Occupati da Israele, per conoscere i problemi di accesso all’acqua e le violazioni di tale diritto umano, insieme ai Comitati Popolari palestinesi di Resistenza Nonviolenta lanciano il seguente appello al Governo italiano e ai Governi europei, alla luce di quanto visto e delle testimonianze raccolte. In questi 7 giorni in cui la Carovana ha percorso i Territori Occupati Palestinesi, dalla Valle del Giordano a Tulkarem, da Jenin a Hebron, e negli incontri con le comunità palestinesi si è appurato:

  • che la gestione dell’acqua è tutt’ora sottoposta agli Ordini Militari del 1967, che negano il diritto all’acqua del popolo palestinese limitando e di fatto impedendo:
    • la costruzione di nuovi pozzi o la riabilitazione di quelli esistenti,
    • la costruzione di reti idriche e di impianti di trattamento delle acque reflue;
    • la gestione complessiva delle risorse idriche da parte dell’Autorità Palestinese dell’Acqua.

La costruzione del Muro, illegale nel suo percorso, come da sentenza del Tribunale Internazionale dell’Aja, ha sradicato migliaia di alberi, confiscato e praticamente annesso terre fertili, pozzi e falde acquifere.
Con continue ordinanze militari Israele sottrae le terre più fertili e ricche d’acqua alle popolazioni palestinesi, compresa quella beduina, cercando di far abbandonare la terra ai palestinesi, come i partecipanti alla carovana hanno visto nella Valle del Giordano e a Sud di Hebron.
Allo stesso tempo viene impedito all’Autorità Palestinese lo sviluppo di politiche ambientali a salvaguardia delle risorse idriche e per la riduzione dell’inquinamento dalle acque reflue e dagli scarichi industriali provenienti anche dalle colonie israeliane, che scorrono nei torrenti e nei fiumi inquinando il territorio a rischio di provocare malattie sia agli esseri umani che agli animali.
Le limitazioni che la popolazione locale subisce quotidianamente negli spostamenti in territorio palestinese, aggrava ulteriormente questa situazione.

Tutto ciò è in violazione non solo del diritto umano all’acqua riconosciuto dall’ONU, ma anche degli accordi di Oslo e del diritto internazionale.

Alla vigilia della presentazione all’Assemblea delle Nazioni Unite da parte dell’Autorità Palestinese di una proposta di riconoscimento dello Stato Palestinese come 194° paese membro della comunità internazionale,
i partecipanti alla Carovana per il Diritto all’Acqua, i Comitati Popolari palestinesi, e tutti i comitati italiani ed europei, persone e istituzioni che difendono il diritto all’acqua che vorranno sottoscrivere il presente appello,

si rivolgono ai Presidenti e premier dei Paesi membri dell’UE ed in particolare al presidente italiano, ai rappresentanti dei parlamenti dell’Europa, chiedendo di:

  1. sostenere la proposta di risoluzione per il riconoscimento dello Stato Palestinese presso l’Assemblea delle Nazioni Unite e presso il Consiglio di Sicurezza, auspicando che i membri con diritto di veto di tale organismo non lo esercitino;

  1. esercitare una pressione sul Governo Israeliano e sulla comunità internazionale affinché venga garantito il diritto all’acqua al popolo palestinese, cessino immediatamente le violazioni al diritto internazionale e l’occupazione militare.

Betlemme, 17 settembre 2011


Guarda il video "La distruzione dei pozzi palestinesi" realizzato durante la Carovana per il Diritto all'Acqua

mercoledì 21 settembre 2011

Contributo dal quotidiano on line terranews.it

«Altro che sorella acqua...». Le parole golpiste di Sacconi

Andrea Palladino 
 
BENI COMUNI. Il ministro del welfare attacca i referendum: «Sono da superare». Il governo gioca tutte le carte contro la volontà di ventisette milioni di italiani. Dura reazione dei movimenti.
Per l’ex socialista craxiano Maurizio Sacconi i referendum non valgono più nulla. Anzi. Sono una specie di palla al piede «da superare», per poter riaprire il fronte delle privatizzazioni. Qualcosa, in sostanza, paragonabile a quei diritti dei lavoratori che il ministro del Welfare ha sempre ritenuto orpelli fastidiosi, come un sciame di zanzare da allontanare a tutti i costi. Poco importa se ventisette milioni di italiani hanno affermato – con un voto storico – che l’acqua non va privatizzata, approvando due quesiti racconti con il numero record di firme, un milione e quattrocento mila. Più del divorzio, più dell’aborto. «Caro Enrico, altro che sorella acqua...», ha spiegato Maurizio Sacconi ad Enrico Letta in una riunione che si è tenuta ieri al Tesoro con Abi e Confindustria. Chiaro e preciso, se qualcuno avesse ancora dubbi sulle reali intenzioni di questo governo.

Non è bastato inserire nella manovra l’articolo quattro, palesemente incostituzionale, che ripropone, con un semplice taglia e cuci, buona parte dell’articolo 23 bis della legge Fitto Ronchi. Una norma che permetterà la privatizzazione di molti servizi pubblici locali, come ha raccontato Terra fin da agosto. Si tratta dei rifiuti, del trasporto locale e di altri servizi che compongono l’essenziale della vita dei cittadini. Una scelta che sembra tanto una cambiale che il governo ha in sospeso con i grandi poteri finanziari, interessati, soprattutto ora, a fare shopping a buon mercato in giro per l’Italia. E dato che poco è rimasto del made in Italy, il boccone appetibile è la gestione dei servizi ai cittadini: anche in tempo di crisi profonda e strutturale, in fondo, gli italiani continueranno a bere, a produrre rifiuti e a muoversi per andare al lavoro.

La dichiarazione del ministro del Welfare – a proposito: che c’entra lui con l’acqua? - ha per ora ottenuto la dura opposizione dei movimenti per l’acqua e dell’opposizione. «Una dichiarazione da codice penale - ha commentato il presidente dei Verdi Angelo Bonelli - perché in Italia c’è il reato di attentato alla Costituzione». Per il leader di Sel le parole di Sacconi suonano come eversive: «Ma quale idea della democrazia ha uno dei massimi esponenti del governo italiano quando in modo sprezzante si augura di trovare il modo per superare l’esito referendario di qualche mese fa sull’acqua pubblica?», ha dichiarato Vendola ieri. Tono duro del Forum per l’acqua pubblica, promotore del referendum di giugno: «Si tratta di una dichiarazione che rappresenta di fatto un “golpe” contro la volontà chiaramente espressa il 12 e il 13 giugno 2011 di 27 milioni di cittadini e garantita dalla nostra Costituzione, la stessa alla quale il ministro Sacconi deve attenersi».

Anche per l’Italia dei valori l’attacco al voto è gravissimo: «Porteremo la questione in Parlamento e alzeremo le barricate contro questo ennesimo atto di arroganza», ha spiegato Leoluca Orlando. La dichiarazione di Sacconi è in realtà l’ultima tappa di una manovra che ha puntato subito dopo il referendum a contrastare la scelta degli elettori. La prima mossa è arrivata il 21 giugno, con l’approvazione all’interno del decreto sviluppo dell’istituzione dell’agenzia delle acque. Dietro quella che potrebbe apparire come una norma di regolazione del settore idrico si nasconde in realtà la volontà dell’esecutivo di mantenere una gestione privatistica. Le autority e le agenzie hanno un senso nella tutela dei consumatori rispetto ad un mercato liberalizzato; le risorse idriche, in realtà, sono di per se un monopolio naturale ed è quindi un controsenso parlare di liberalizzazione.

Non solo. Nelle intercettazioni telefoniche citate all’interno dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Gianpaolo Tarantini e Valter Lavitola spiccano le parole dell’ingegnere idraulico Roberto Guercio – ordinario all’università di Roma La Sapienza e commissario di governo per l’emergenza dighe – che fa intendere all’editore de L’Avanti di essere il candidato in pectore per uno dei posti all’interno della neonata agenzia. E sempre nelle intercettazioni si parla di colloqui avuti da “Roberto” – ovvero l’ingegner Guercio, come è desumibile dal contesto – con Caltagirone, principale socio privato di Acea, per pianificare una strategia anti referendum. Mentre Guercio conversava sui referendum con Valter Lavitola, il governo preparava la manovra del 13 agosto, con all’interno il frutto avvelenato del ritorno alla politica delle privatizzazioni.

L’acqua è esclusa nell’ultimo comma dalla cessione ai privati, ma è evidente che la reintroduzione della legge Rochi Fitto ha aperto la strada anche a future manovre sul sistema idrico. D’altra parte nessuno ha per ora dato forma di legge al voto. Il secondo quesito prevedeva l’abrogazione della remunerazione del capitale, passaggio chiave per i referendari in vista di una ripubblicizzazione del sistema idrico italiano. Già una settimana dopo il voto del 12 e 13 giugno l’associazione degli ambiti idrici – la parte pubblica del sistema acqua, che include le conferenze dei sindaci – spiegava che la nuova tariffa rispondente all’esito dei referendum doveva essere varata dall’agenzia dell’acqua.

Un cerchio che si chiude. Nessun ambito idrico ha poi rivisto le bollette, escludendo il 7% di remunerazione del capitale, neanche nelle Regioni sulla carta più vicine ai referendari, come la Puglia. Anzi: a Bari l’assessore Amati, Pd, ha subito chiarito di non avere nessuna intenzione di ridurre le tariffe, con un annuncio supportato dallo stesso governatore Nichi Vendola. Le dichiarazioni di Sacconi sembrano tradire la vocazione “antidemocratica” dell’esecutivo, su un tema sensibile come quello dell’acqua. La stessa espressione «altro che sorella acqua...» usata dal ministro del Welfare è sintomatica. E tornano alla mente gli ultimi giorni di Weimar.

sabato 3 settembre 2011

Il 6 settebre ci saremo anche noi

Il Comitato Acqua e beni comuni di Rimini aderisce allo sciopero del 6 settembre, contro la manovra finanziaria e il tentativo attraverso l'austerity di cancellare i risultati referendari per accelerare i processi di privatizzazione e svendita dei servizi pubblici e dei beni comuni! Costruiamo insieme l'alternativa! Giù le mani dal risultato referendario!
Ci vediamo speriamo in tanti e tante alle 9.30 all'Arco d'Augusto Rimini
 

COMUNICATO STAMPA 
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

Una manovra incostituzionale e contro i referendum, il Forum dei Movimenti per l'Acqua si mobilita

Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua sarà in campo, nei prossimi giorni, per contrastare l'approvazione di una manovra economica iniqua e sbagliata. Una manovra che non solo colpisce pesantemente le fasce più deboli della popolazione, ma attacca anche i principi costituzionali fondamentali, da quelli relativi al mondo del lavoro fino alla stessa democrazia, esercitata a giugno dalle italiane e dagli italiani attraverso lo strumento referendario.  Il provvedimento ripropone infatti, all'art. 4, la privatizzazione dei servizi pubblici locali, disconoscendo di fatto i risultati referendari con cui, in modo netto e chiaro, il popolo italiano ha detto no alla cessione al mercato dei beni comuni e no ai profitti sull'acqua. In questo modo si calpesta la forte domanda di partecipazione alla vita politica del paese che è venuta dai referendum del 12 e 13 giugno.
Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, come ha sempre fatto e sulla base delle modalità con cui il si relaziona con le organizzazioni sindacali, parteciperà sia allo sciopero generale indetto per il 06 settembre dalla CGIL che a quello indetto nella stessa giornata dai sindacati di base (USB, Slaicobas, ORSA, Cib-Unicobas, Snater, SICobas, USI).
Inoltre il popolo dell'acqua sarà in piazza il 7 settembre con proprie mobilitazioni, a Roma sotto il Senato e nei territori sotto le prefetture, per dire a gran voce che sui referendum e acqua indietro non si torna!
Roma, 2 settembre 2011

giovedì 28 luglio 2011

Genova 2001: una prima volta.

Simona Savini (Forum Italiano Movimenti per l’Acqua)

“A Genova nel 2001 il Movimento ha perso”. Questa affermazione l'ho sentita più volte. 
Mai ho pensato che fosse vera, ma anzi sono certa che per molti quelle giornate siano state un inizio, una “prima volta”.
La prima volta in cui abbiamo confermato che la nostra idea di “un altro modello di sviluppo” era condivisa da tantissima gente e supportata da una profonda consapevolezza collettiva; la prima volta in cui ci siamo trovati davanti ad una violenza feroce e ingiustificata; la prima volta in cui abbiamo avuto la prova che non potevamo fidarci della versione dei media; la prima volta in cui abbiamo avuto davvero paura.
E' faticoso eliminare l'emotività affrontando questo argomento perché quell'evento ha rappresentato, a livello personale, anche un'esperienza traumatica.
Ma la reazione a quel trauma, è stata per molti l'esigenza di agire; di dire, da quel momento in poi, “c'è un mondo che riguarda anche me, impossibile tirarsi indietro”.
E allora ognuno con le proprie sensibilità e competenze, a cercare la via per reagire alla violenza del Potere e del Mercato.
E fuori dalle regole del mercato si apre il terreno dei Beni Comuni, quelli che devono  essere garantiti a tutte e tutti, perché alla base della vita, quelli che, proprio per questo, non sono privatizzabili: come l'Acqua.
A partire dal 2005 nasce in Italia un movimento nuovo, che cresce e si sviluppa dal basso con pratiche orizzontali, e che mette in rete le centinaia di vertenze territoriali nate in seguito al consolidarsi delle privatizzazioni del servizio idrico nel nostro Paese. Vertenze che nascono spesso dalla contestazione delle bollette, ma che sono presto in grado di guardare oltre, per affermare che l'acqua non può essere considerata una merce e che le regole del mercato non possono garantire un diritto così fondamentale.
Un movimento che cresce lentamente nel silenzio, per non dire nell'indifferenza, e che si allarga progressivamente a realtà dell'associazionismo, del mondo cattolico e ambientalista, sindacale e di “movimento”, dando vita al Forum dei Movimenti per l'Acqua.
Un'intelligenza collettiva che è capace di produrre un testo di legge di iniziativa popolare scritto a centinaia di mani, dal titolo “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del Servizio Idrico”.
Quel testo è anche il “manifesto” del Forum, nel quale si chiarisce un'idea di gestione che va oltre il pubblico per diventare pubblico partecipato, al di fuori da qualsiasi forma societaria o di diritto privato: Acqua pubblica senza se e...senza SPA!
Con la campagna di raccolta firme a sostegno della legge il Forum “parla” ai cittadini e alle cittadine italiani, ed il concetto di “acqua bene comune”convince, perché, con pochissime forze, si raccolgono più di 400.000 firme. Nel 2007 arriva la prima prova di piazza, con una manifestazione per l'acqua pubblica e i beni comuni che vede la partecipazione di 40.000 persone e, che viene definita da alcuni media “insolita”, a dimostrazione della resistenza incontrata per portare questo tema sullo scenario politico e culturale nazionale.

Nonostante la legge popolare depositata in parlamento e l'ottenimento di una moratoria sugli affidamenti privati, la forza privatizzatrice non si ferma e, dopo lo scampato pericolo del DDL Lanzillotta, il Governo in carica nel 2008 approva il “Decreto Ronchi”, che sancisce la definitiva messa sul mercato del servizio idrico.
Le scadenze imposte dal Decreto Ronchi, con l'obbligo di ampliare la presenza dei privati nelle società gestrici, chiamano il Forum ad una nuova sfida: un referendum per bloccare la privatizzazione ed aprire la strada della ripubblicizzazione.
Molte altre realtà si uniscono per raggiungere lo scopo, costituendo un Comitato Promotore aperto che rappresenta una delle più vaste coalizioni sociali attive nel Paese.
La campagna referendaria è qualcosa che in pochi riescono a spiegarsi: centinaia di migliaia di “formiche” in giro per l'Italia per convincere che l'acqua deve stare fuori dal mercato e i profitti fuori dall'acqua, proprio mentre Confindustria plaude alla “liberalizzazione” dei servizi pubblici locali, che permette alle imprese di recuperare quei profitti persi altrove.
Una campagna ignorata, e in parte osteggiata, dai media e dalla politica istituzionale ma che, combinando vecchie e nuove forme di comunicazione, riesce a portare 26.000.000 di persone a votare 2 Sì per l'acqua bene comune!
Un'incredibile vittoria, che ci riempie di gioia e di speranza al pensiero delle energie positive che si sono attivate per renderla possibile.
Una vittoria che ci serve per rilanciare: ora è davvero possibile una gestione pubblica e partecipata del servizio idrico, fuori da logiche di profitto e clientelari, a partire da quella legge di iniziativa popolare che ancora aspetta di essere discussa... e adesso siamo 26.000.000!



Cassazione proclama vittoria dei Sì. Abrogate leggi oggetto dei Referendum, subito via al processo di ripubblicizzazione


La Corte di Cassazione ha proclamato la vittoria dei Sì ai referendum del 12 e 13 giugno.
I due quesiti sull'acqua sono quelli che hanno registrato il più alto numero di votanti, (27.689.455 il primo, 27.690.714 il secondo) e il maggior numero di Sì (25.931.531 il primo, 26.127.814 il secondo).
Il 20 luglio 2011 sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale (accedere al seguente link) i Decreti Presidenziali di abrogazione delle leggi oggetto dei referendum.
I decreti hanno effetto a decorrere dal giorno successivo alla loro pubblicazione.

DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 18 luglio 2011, n. 113
Abrogazione, a seguito di referendum popolare, dell'articolo 23-bis del decreto-legge n.112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, e successive modificazioni, nel testo risultante a seguito della sentenza della Corte costituzionale n.325 del 2010, in materia di modalita' di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica.
                                                          Entrata in vigore del provvedimento: 04/08/2011

DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 18 luglio 2011, n. 114

Abrogazione, a seguito di referendum popolare, dei commi 1 e 8 dell'articolo 5 del decreto-legge n. 34 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 75 del 2011, recanti nuove norme in materia di produzione di energia elettrica nucleare.
                                                          Entrata in vigore del provvedimento: 04/08/2011

DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 18 luglio 2011 , n. 116
 Abrogazione parziale, a seguito di referendum popolare, del comma 1 dell'articolo 154 del decreto legislativo n.152 del 2006, in materia di determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito
                                                         Entrata in vigore del provvedimento: 04/08/2011
Il Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune si aspetta che a fronte di una così chiara espressione della volontà popolare, venga al più presto discussa e approvata in Parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare depositata alla Camera dei Deputati già nel 2007, proposta che va nella direzione di un governo pubblico e partecipativo del servizio idrico così come lo intende la maggioranza degli italiani.
Allo stesso modo, il Comitato chiede a tutti gli Ambiti Territoriali Ottimali e a tutti gli enti locali di ottemperare immediatamente a quanto abrogato dai quesiti referendari, predisponendo gli atti necessari a togliere “l'adeguata remunerazione del capitale” dalla tariffa e ad avviare percorsi di ripubblicizzazione del servizio idrico integrato.

Di ritorno dall'Assemblea Nazionale di Roma del 2-3 Luglio

assemblea-luglio
Abbiamo partecipato con entusiasmo all'Assemblea Nazionale delle realtà che hanno partecipato alla campagna referendaria per l'acqua bene comune. 
Una due giorni molto intensa e molto partecipata (Leggi il programma). Grazie alla collaborazione di Global Project è possibile vedere qui tutti gli interventi della plenaria di sabato. 
Sono nati dei gruppi di lavoro per approfondire il complesso percorso di ripubblicizzazione dell'acqua.
  • Gruppo di lavoro su legge di iniziativa popolare e finanziamento del servizio idrico: attualizzare la legge di iniziativa popolare alla luce dei referendum (in collaborazione con il gruppo di approfondimento giuridico) e approfondire la proposta di finanziamento del servizio idrico 
  • Gruppo di lavoro su approfondimento giuridico: predisporre delibere-tipo post referendum, assistere gli altri gruppi e i comitati nelle questioni giuridiche;
  • Gruppo di lavoro su gestione partecipativa: elaborazione di una proposta per la gestione partecipativa del servizio idrico
  • Gruppo di lavoro internazionale: predisporre prossimi appuntamenti globali secondo quanto emerso dal report (il 16 luglio a Bologna si è tenuta una prima riunione del gruppo)
  • Gruppo di lavoro su qualità delle acque: organizzare un monitoraggio nazionale sulla qualità dell'acqua e portare avanti vertenze specifiche
  • Gruppo di lavoro acqua - ambiente: dati i numerosi interventi sull'importanza del ciclo integrale dell'acqua, rilanciamo il gruppo già costituitosi su questo tema


Leggi i report dei gruppi di lavoro:

sabato 16 luglio 2011

Comunicato stampa - Acqua bene comune: dopo il referendum nasce un nuovo Comitato


Con il raggiungimento del quorum al passato referendum del 12 e 13 giugno la privatizzazione della gestione del servizio idrico in Italia è stata fermata.
I cittadini hanno espresso in maniera inequivocabile che l’acqua è un bene comune privo di rilevanza economica e su cui non devono essere fatti profitti. Ora, si tratta di ripartire da questo risultato e da quello che abbiamo affermato: fuori l’acqua dal mercato e fuori i profitti dall’acqua.
Con l’abrogazione dell’art. 23bis della finanziaria del 2008 (la norma che impone la privatizzazione e la svendita dei servizi pubblici locali) si restituisce ai sindaci, alle amministrazioni comunali e ai cittadini la possibilità di governarsi sul territorio in cui abitano.
Nella nostra città, in particolare, il quorum è stato raggiunto con un 61,5% dei voti, dei quali almeno il 95% è rappresentato dai Sì. I cittadini e le cittadine riminesi che si sono recate ai seggi in occasione del referendum sono, inoltre, solo lo 0,5% in meno rispetto a quelli che si sono recati ai seggi in vista dei ballottaggi.
Questo a nostro parere esprime un chiaro segnale di volontà politica: coloro che vivono questo territorio chiedono a gran voce la pubblicizzazione della gestione dell’acqua a Rimini e hanno ritenuto importante esprimere la propria volontà rispetto alla scelta del nuovo sindaco al pari di considerare l’acqua un bene comune e sottrarla al profitto e alla mercificazione.
Partendo quindi dalla partecipazione cittadina ai referendum e dagli impegni da Lei stesso presi durante la Sua campagna elettorale, con la presente esprimiamo la nostra volontà di cittadini e cittadine riminesi al ritorno ad una amministrazione completamente pubblica del servizio idrico, nonché ad una nuova gestione dei rapporti con Hera S.p.a. .

Come abbiamo scritto più volte durante la campagna referendaria, dietro alla parola e alla battaglia dei referendum si evince chiaramente il concetto di democrazia vera e partecipata.
Auspichiamo quindi che questa lettera possa essere un primo passo per una nuova modalità di gestione delle risorse (bilanci trasparenti, dibattito pubblico sugli indirizzi a livelli quanto più decentrati, diritto di ispezione e controllo su tutti gli aspetti della gestione), che interessi non solo quella idrica ma tutti i servizi locali, come espresso dal primo quesito del referendum.
Il comitato referendario riminese “Due sì per l’acqua bene comune” cessa oggi la sua attività ma rilancia la sua proposta come Comitato Acqua Bene Comune. Dopo questo voto, dopo questa importante battaglia per una nuova partecipazione diretta all’amministrazione del nostro territorio, chiediamo che venga da subito avviato un meccanismo partecipativo come strumento fra amministrazione e comitato.
Distinti saluti
Comitato Acqua e Beni Comuni - Rimini 

Link: 
http://www.newsrimini.it//news/2011/luglio/13/rimini/acqua_bene_comune__dopo_il_referendum_nasce_un_nuovo_comitato.html

sabato 2 luglio 2011

Comunicato stampa, verso l'assemblea nazionale di Roma Rimini - Dopo il referendum nasce il "Comitato Acqua e Beni Comuni"


1 / 7 / 2011

Sabato 2 e Domenica 3 Luglio si svolgerà a Roma l'assemblea Nazionale del Forum Italiano dei movimenti per l'acqua.
Dopo la straordinaria vittoria del 12 e 13 Giugno, è emersa la comune esigenza di incontrarsi con tutte le persone e le realtà che si sono impegnate in questa campagna referendaria ma soprattutto per tracciare insieme il percorso futuro dei comitati a partire dalla grande mobilitazione e partecipazione che ha portato al raggiungimento del quorum.
Nelle due giornate si discuterà a 360° intorno al tema della ripubblicizzazione del servizio idrico integrato con l'identificazione dei possibili percorsi - a livello nazionale e territoriale - per una reale attuazione del risultato referendario, approfondendo anche i nodi politici che in questi ultime settimane hanno visto prendere posizione sul tema alcuni esponenti di Comuni e Regioni, come Napoli, Firenze e la Puglia. Due i gruppi di lavoro previsti.
Nel primo si approfondirà il tema della legge di iniziativa popolare di ripubblicizzazione (presentata in parlamento nel 2007) alla luce dei referendum e del sistema di finanziamento della gestione pubblica dell'acqua.  
Il secondo si occuperà delle vertenze e dei percorsi territoriali di ripubblicizzazione: come passare dalla gestione Spa ad Enti di diritto pubblico; quali modelli per un governo pubblico e partecipato; riduzione delle tariffe; difesa della qualità dell'acqua. Per concludere la discussione lasciando spazio alle prossime iniziative globali (Genova 2011, Europa, Marsiglia 2012).
Il "Comitato referendario 2 si per l'acqua bene comune" di Rimini ha scelto di affrontare questo nuovo percorso sciogliendosi e assumendo una nuova forma. Nasce per queste ragioni il "Comitato Acqua e Beni Comuni"  che diventa il naturale interlocutore - data la partecipazione e il positivo risultato del referendum anche nella nostra Provincia -  delle Istituzioni locali e di tutta la cittadinanza con l'obiettivo di aprire un percorso partecipativo e democratico di riappropriazione di un bene comune essenziale come l'Acqua.
Annunciamo fin da ora che proseguiremo le nostre iniziative di sensibilizzazione e approfondimento sul tema con la creazione di un blog - dove far intersecare le istanze e le lotte di tutti quei comitati e associazioni che sul territorio si occupano della difesa dei beni comuni - e l'attivazione, in autunno, di un ciclo di autoformazione che affronterà i temi sopraccitati, ma anche il significato giuridico e politico dei beni comuni, nonchè una panoramica sulle lotte globali contro la privatizzazione dell'acqua, delle risorse natuali e per la riconversione energetica. Sono stati individuati, inoltre, nuovi referenti territoriali Altomare Nicolò, Bascucci Andrea, Massimo Fusini
Il tempo dell'Acqua è il tempo della Democrazia!
"Comitato Acqua e Beni Comuni Rimini

N.B Vi informiamo che l'ASSEMBLEA NAZIONALE sarà in DIRETTA sul WEB. Grazie al contributo di Global Project sarà possibile seguire via streaming l'assemblea nazionale del 2 luglio. In particolare sarà trasmessa la diretta della plenaria in programma sabato dalle 12.00 alle 20.00 su www.globalproject.info e www.acquabenecomune.org. Per poter avere informazioni su come inserire il video sul proprio sito contattare info@yabasta.it.