giovedì 28 luglio 2011

Genova 2001: una prima volta.

Simona Savini (Forum Italiano Movimenti per l’Acqua)

“A Genova nel 2001 il Movimento ha perso”. Questa affermazione l'ho sentita più volte. 
Mai ho pensato che fosse vera, ma anzi sono certa che per molti quelle giornate siano state un inizio, una “prima volta”.
La prima volta in cui abbiamo confermato che la nostra idea di “un altro modello di sviluppo” era condivisa da tantissima gente e supportata da una profonda consapevolezza collettiva; la prima volta in cui ci siamo trovati davanti ad una violenza feroce e ingiustificata; la prima volta in cui abbiamo avuto la prova che non potevamo fidarci della versione dei media; la prima volta in cui abbiamo avuto davvero paura.
E' faticoso eliminare l'emotività affrontando questo argomento perché quell'evento ha rappresentato, a livello personale, anche un'esperienza traumatica.
Ma la reazione a quel trauma, è stata per molti l'esigenza di agire; di dire, da quel momento in poi, “c'è un mondo che riguarda anche me, impossibile tirarsi indietro”.
E allora ognuno con le proprie sensibilità e competenze, a cercare la via per reagire alla violenza del Potere e del Mercato.
E fuori dalle regole del mercato si apre il terreno dei Beni Comuni, quelli che devono  essere garantiti a tutte e tutti, perché alla base della vita, quelli che, proprio per questo, non sono privatizzabili: come l'Acqua.
A partire dal 2005 nasce in Italia un movimento nuovo, che cresce e si sviluppa dal basso con pratiche orizzontali, e che mette in rete le centinaia di vertenze territoriali nate in seguito al consolidarsi delle privatizzazioni del servizio idrico nel nostro Paese. Vertenze che nascono spesso dalla contestazione delle bollette, ma che sono presto in grado di guardare oltre, per affermare che l'acqua non può essere considerata una merce e che le regole del mercato non possono garantire un diritto così fondamentale.
Un movimento che cresce lentamente nel silenzio, per non dire nell'indifferenza, e che si allarga progressivamente a realtà dell'associazionismo, del mondo cattolico e ambientalista, sindacale e di “movimento”, dando vita al Forum dei Movimenti per l'Acqua.
Un'intelligenza collettiva che è capace di produrre un testo di legge di iniziativa popolare scritto a centinaia di mani, dal titolo “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del Servizio Idrico”.
Quel testo è anche il “manifesto” del Forum, nel quale si chiarisce un'idea di gestione che va oltre il pubblico per diventare pubblico partecipato, al di fuori da qualsiasi forma societaria o di diritto privato: Acqua pubblica senza se e...senza SPA!
Con la campagna di raccolta firme a sostegno della legge il Forum “parla” ai cittadini e alle cittadine italiani, ed il concetto di “acqua bene comune”convince, perché, con pochissime forze, si raccolgono più di 400.000 firme. Nel 2007 arriva la prima prova di piazza, con una manifestazione per l'acqua pubblica e i beni comuni che vede la partecipazione di 40.000 persone e, che viene definita da alcuni media “insolita”, a dimostrazione della resistenza incontrata per portare questo tema sullo scenario politico e culturale nazionale.

Nonostante la legge popolare depositata in parlamento e l'ottenimento di una moratoria sugli affidamenti privati, la forza privatizzatrice non si ferma e, dopo lo scampato pericolo del DDL Lanzillotta, il Governo in carica nel 2008 approva il “Decreto Ronchi”, che sancisce la definitiva messa sul mercato del servizio idrico.
Le scadenze imposte dal Decreto Ronchi, con l'obbligo di ampliare la presenza dei privati nelle società gestrici, chiamano il Forum ad una nuova sfida: un referendum per bloccare la privatizzazione ed aprire la strada della ripubblicizzazione.
Molte altre realtà si uniscono per raggiungere lo scopo, costituendo un Comitato Promotore aperto che rappresenta una delle più vaste coalizioni sociali attive nel Paese.
La campagna referendaria è qualcosa che in pochi riescono a spiegarsi: centinaia di migliaia di “formiche” in giro per l'Italia per convincere che l'acqua deve stare fuori dal mercato e i profitti fuori dall'acqua, proprio mentre Confindustria plaude alla “liberalizzazione” dei servizi pubblici locali, che permette alle imprese di recuperare quei profitti persi altrove.
Una campagna ignorata, e in parte osteggiata, dai media e dalla politica istituzionale ma che, combinando vecchie e nuove forme di comunicazione, riesce a portare 26.000.000 di persone a votare 2 Sì per l'acqua bene comune!
Un'incredibile vittoria, che ci riempie di gioia e di speranza al pensiero delle energie positive che si sono attivate per renderla possibile.
Una vittoria che ci serve per rilanciare: ora è davvero possibile una gestione pubblica e partecipata del servizio idrico, fuori da logiche di profitto e clientelari, a partire da quella legge di iniziativa popolare che ancora aspetta di essere discussa... e adesso siamo 26.000.000!



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