a cui parteciperemo come Comitato Acqua e Beni Comuni di Rimini in
coordinamento con i comitati di Forlì e di Ravenna per proseguire con l’iniziativa
Occupy Provincia e per chiedere l’istituzione del tavolo ABC Romagna per la
ripubblicizzazione del SII in Romagna.
I primi due appuntamenti ci
hanno visti protagonisti, nei Consigli Provinciali di Forlì e di Ravenna,
rispettivamente Mercoledì 23 e Martedì 28 Maggio, con lo scopo di denunciare il
lassismo politico e le false promesse sull’attivazione del tavolo ABC Romagna e
dell’incontro congiunto dei tre consigli d’ambito (previsto dalla Legge
Regionale E.R. N.193 del 23-12-2011 Art.8 comma 7).
Siamo entrati, nelle sedi
dei due Consigli Provinciali, con le nostre bandiere e con i cartelli per
ribadire con forza che non facciamo sconti a nessuno sul rispetto dell’esito
refendario del 2011, e che già troppo tempo è passato. Consideriamo, l’apertura
del percorso di Ripubblicizzazione del Servizio Idrico Integrato in Romagna e
nello specifico dell’avvio di uno studio di fattibilità che analizzi
economicamente, ma non solo questo processo, una risorsa per tutti i cittadini
e le cittadine che vivono in questi territori.
Le nostre richieste,
formulate nei modi e nei tempi con una certa costanza e cognizione di causa,
guardando sempre all’interesse generale delle nostre comunità, le abbiamo
presentate più e più volte in eventi pubblici come: iniziative popolari,
presidi, interrogazioni nei Consigli Comunali, convegni con illustri
interlocutori ed anche agli amministratori. Di fatto, Il punto di vista del
Forum Nazionale dei Movimenti per l’Acqua, è ormai arcinoto a tutti e, nel caso
specifico, la proposta di ripubblicizzazione del SII in Romagna è nota a tutti
gli amministratori anche se fino ad ora ci hanno percepito come un problema, ed
infatti i favorevoli, non hanno mai formalizzato le loro intenzioni. Il
comportamento visto negli ultimi due Consigli provinciali ci riporta ad un modo
di fare politica che non ci appartiene, è ormai non può essere più tollerata nel
presente democratico del nostro Paese.
Garantire che la gestione del servizio idrico
integrato, riconosciuto come servizio pubblico locale di interesse generale,
non persegua scopi di lucro e sia sottratta ai principi della libera
concorrenza, mediante un soggetto a proprietà pubblica. Garantire la gestione
partecipativa del bene comune acqua, orientata a criteri di efficienza,
risparmio, solidarietà, trasparenza, sostenibilità, con finalità di carattere
sociale ed ecologico, salvaguardando le aspettative e i diritti delle
generazioni future, non è una
richiesta di cambiamento aleatoria, utopistica, ma concreta e coerente.
A due anni esatti dal
Referendum è sotto gli occhi di tutti, qual è stata la vera intenzione di chi
ha governato il Paese fino ad ora e, di chi ha amministrato questi territori.
Se da un lato si è data una spinta verso le privatizzazioni cercando più volte
di disconoscere e cancellare l’esito referendario, dall’altro abbiamo visto
l’immobilismo e il poco coraggio a determinare inversioni di rotta.
L’epoca delle
privatizzazione non è terminata, nè sul territorio italiano, nè in Europa e neanche
nell’area più allargata, che potremmo definire Euro-mediterranea, ma le piazze turche
ci parlano proprio dell’importanza di difendere i beni comuni e sottrarli alla
finanziarizzazione dell’esistente.
I Comitati e i Cittadini chiedono alle
Istituzioni il rispetto degli impegni presi.
Si scrive Acqua, si legge
Democrazia