martedì 3 febbraio 2015

Rimini - CS a seguito dell'assemblea Atersir del 02/02/15

I Sindaci di tutti i Comuni della Provincia, che compongono l'Atersir, sono chiamati a decidere come affidare la gestione del servizio idrico, che ora è di Hera anche se in proroga rispetto ad un affidamento scaduto a fine 2012.
Ieri si è tenuta la riunione di Atersir per discutere della gestione del servizio idrico a cui era presente una delegazione del Comitato Acqua Bene Comune di Rimini, come è stato riportato da tutti i giornali. Ma ciò che leggiamo oggi sui giornali non è esattamente quanto abbiamo ascoltato ieri. Anzi. Non è vero che sono state presentate allo stesso modo
tutte le possibilità di gestione del servizio idrico: Gara europea, Gara a doppio oggetto, affidamento IN HOUSE, gestione diretta.Nella riunione di Atersir abbiamo ascoltato il Presidente fare una lunga e molto tendenziosa relazione. Tendenziosa perché ha evidenziato molto le problematicità che i Comuni dovrebbero affrontare se scegliessero di affidare la gestione dell'Acqua con la modalità definita “in House” ovvero ad una società di proprietà del Comune stesso che poi andrebbe a gestire la rete idrica. Tendenziosa perché le argomentazioni esposte miravano a presentare la scelta del bando di gara come la più vantaggiosa. Arrivando addirittura ad affermare che i Sindaci avrebbero dovuto decidere tenendo conto degli “interessi pubblici e anche di quelli privati”. Verrebbe spontaneo chiedere: quali interessi privati? Di chi? Di quale società?
Ieri abbiamo ascoltato snocciolare i tanti problemi, impegni, costi e difficoltà che Sindaci e Comuni si troverebbero davanti se scegliessero di tornare a rendere davvero Pubblica l'Acqua anche nella sua gestione. Neanche una parola su possibili o eventuali vantaggi. Ma se così fosse perché la gestione del servizio idrico è tanto preziosa per Hera? O a qualcuno risulta che Hera se ne voglia disfare? E perché fa gola a tutte le multinazionali del mondo? Muoiono tutti dalla voglia di fare beneficenza e di accollarsi i tanti costi e problemi che ieri ci ha illustrato Giannini (Presidente Atersir)?
Ad esempio, come riportato dai giornali, se la scelta fosse quella di ripubblicizzare l'Acqua si dovrebbe ridare ad Hera il costo degli investimenti effettuati, stimati da Atersir in 113 milioni di euro per tutta la provincia. Bene. Ma quanto incassa Hera dalle Bollette dell'Acqua in tutta la provincia? Ecco questa cifra la relazione di Giannini ieri non la riportava e non c'era scritta da nessuna parte. A domanda da parte del Comitato Acqua Bene Comune Atersir ha risposto che le bollette che i cittadini pagano valgono circa 63 milioni di euro all'anno. Inoltre diversi Sindaci hanno richiesto dati più precisi e dettagliati sui costi, ovvero di conoscere per ogni singolo Comune quanto davvero sarebbe l'investimento da fare per ripagare Hera.
Aggiungiamo anche che diversi Comuni, anche fuori provincia e regione, sono orientati a cedere quote di partecipazione di Hera, che quindi potrebbe diventare una Società per Azioni di proprietà privata e gestione privata.
Il Comitato Acqua Bene Comune di Rimini, sia nella riunione Atersir di ieri che nell'assemblea pubblica tenutasi Sabato 24 Gennaio scorso, non ha mai nascosto che la scelta di tornare alla gestione pubblica del servizio idrico fosse la più impegnativa. Ma non sarebbe accettabile che i Sindaci decidessero senza aver valutato attentamente TUTTE LE OPZIONI POSSIBILI tenendo conto dei costi MA ANCHE DEI BENEFICI PER I COMUNI E PER I CITTADINI. Perché questo è il punto: quale analisi è stata fatta sui benefici che ne deriverebbero? Quale studio di fattibilità? Quali sarebbero i ricavi, ovvero le entrate, di cui verrebbero in possesso i Comuni se si riapropiassero della gestione del Servizio Idrico?
Perché è vero che per i Comuni ci sarebbero costi importanti in termini di investimenti di risorse economiche, ma questi sarebbero coperti e ripagati dalle Bollette, e si potrebbero trovare forme di finanziamento, anche attraverso sistemi di cessione del credito. Certo ci si dovrebbe mettere d'impegno e volontà per costruire un percorso, che è quello indicato dai cittadini col referendum. E dopo aver ripagato l'investimento iniziale, QUALI E QUANTE RISORSE RIMARREBBERO A COMPLETA DISPOSIZIONE DI COMUNI E SINDACI? E non per una cifra incassata oggi e mai più per aver venduto un servizio. Ma grazie ad un introito sicuro e costante nel tempo. Perché Atersir non ha presentato alcun dato su questo?
Né può essere un argomento accettabile quello, espresso dal Presidente di Atersir, dell'alto rischio di corruzione che esiste in tutto ciò che è gestito dal Pubblico in Italia, come molte inchieste hanno fatto emergere. Il Comitato da questo si è dissociato, non solo perché non riteniamo che tutto ciò che è Pubblico possa essere corrotto o corruttibile, ma anche perché lo riteniamo eticamente riprovevole come argomento pretestuoso per far propendere la scelta verso un bando di gara invece che altro.
Il Comitato Acqua Bene Comune di Rimini nella riunione di ieri ha invitato Atersir a fornire analisi sui costi e impegni veri cui si dovrebbe far fronte per una gestione “in House” del servizio idrico di ogni singolo Comune, insieme a studi di fattibilità, perché si possa valutare sulla base di tutti gli elementi in campo, non solo dei costi. E ha invitato Tutti
i Sindaci, una volta in possesso dei dati su costi e benefici, a discuterne nei Consigli Comunali aperti alla cittadinanza, perché la decisione sia consapevole trasparente e democratica. 27 Milioni di Cittadini italiani hanno scelto l'Acqua Pubblica con il Referendum del 2011. Oggi il compito di chi amministra su mandato elettorale dei cittadini è di rendere pratica e concreta quella scelta. A meno che i Sindaci di questa provincia non ritengano velleità idealitarie o residuati
ideologici governare il territorio in base alle scelte dei cittadini che li hanno eletti espresse col metodo diretto del Referendum.
A questo proposito non possiamo non esprimere apprezzamento per il Comune di Coriano, l'unico ad oggi nella provincia, ad aver scelto di andare verso l'affidamento “in House” quindi di tornare alla gestione pubblica, in coerenza e rispetto del mandato referendario.

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